martedì 16 agosto 2016

Milano -???


Ed eccoci qui, avrei dovuto partire ieri ma c'e' stato un imprevisto.

Verso le 3 di mattina dell'11 Agosto comincia a salirmi il solito "mal di stomaco". Sono mesi che la cosa va avanti, in modo discontinuo, senza che se ne capisca qualcosa. Dieta e medicine non aiutano.
E la sera prima, un po' per caso un po' come "test pre-viaggio", finisco al ristorante messicano. Per giunta sbaglio anche a ordinare, mega piattazzo, che quasi senza rendermi conto finisco come di abitudine, patate fritte comprese.
E quindi, come e' successo a volte in seguito a pasti abbondanti, mi ritrovo sveglio nel letto a cercare inutilmente senza sosta una posizione che possa alleviare i crampi alla bocca dello stomaco.
Comincio ad preoccuparmi per il viaggio, per non sapere cosa fare in questi casi, per non sapere da cosa dipenda. Altre volte avevo rimandato ma questa volta mi arrendo e vado al pronto soccorso.
Le mie precedenti esperienze col pronto soccorso non sono state molto felici, del tipo: codice bianco, attesa di 10 ore, visita scortese (perche' tu li' non ci dovresti essere) che non trova nulla, consigli generici sul non bere caffe' e arance e tanti saluti.
Coincidenza, forse per la faccia sofferente, forse perche' alle 5 di notte di un mercoledi' di agosto non c'e' nessun'altro mi danno subito retta. Visita, elettrocardiogramma, esami del sangue. Dopo qualche ora prima ecografia. Morale, come secondo me hanno sospettato da subito (a differenza del mio medico): calcoli biliari (aka della colecisti o della cistifellea o anche calcoli "al fegato"). Mi rallegro: su fatto che fosse "gastrite" come ipotizzato dal mio (pessimo per tanti motivi) medico avevo molti dubbi. Scoprire la causa vera mi prospetta una soluzione: evviva! :)
Passa qualche ora, seconda ecografia, ripetizione esami del sangue con aggiunta, tre flebo, secondo cambio turno dei medici, seconda ecografia, io rimango un po' dimenticato finche' non comincio gentilmente a protestare verso le 16. In tutto questo mi dicono di non mangiare che potrebbe essere necessario un intervento. Ore 18: arrivano gli esami, arriva il chirurgo per la consulenza. Senza spiegare molto, anzi nulla, mi propone l'intervento. Chiedendo capisco che non si tratta di togliere i calcoli ma tutta la colecisti. Wow. A quanto pare non c'e' urgenza di farlo e quindi non capisco nemmeno perche' ne se parli. Mi propone di rivederci il mattino dopo cosi' ho la notte per pensarci (e anche per dormire un po'...). Esco alle 19.

Arrivo a casa e passo un oretta a cenare e studiare prima di andare a dormire.

Mattino dopo, sveglia ore 7, torno a Niguarda. Affrontata la barriera burocratica parlo con il medico. Lui ha gia' deciso di operarmi al pomeriggio, io nel frattempo ho deciso che non se ne parla: non mi faccio rimuovere un organo sano di fretta, senza un motivo specifico e senza valutare alternative.
Mi dice: "io la opero oggi pomeriggio (giovedi'), sabato la dimetto cosi' lei lunedi' puo' partire". In questo preciso momento ho la sensazione di star parlando con qualcuno che ha perso il contatto con la realta'. Completamente. Tra l'altro poco prima gli avevo gia' detto che per la mia partenza, di cui avevano parlato ieri, non c'erano problemi, mi ero gia' messo l'anima in pace per rimandarla.
Lui insiste, in modo di fatto un po' terroristico: "se non si fa operare oggi la devo mettere in lista e deve aspettare 6 mesi. Cosa vuole fare, vuole andare avanti per sei mesi cosi'?". Sembra piu' disorientato lui di me: per lui la mia posizione, voglio capire cosa sto facendo, e' inconcepibile. Ci salutiamo con la gentile minaccia(?): "il pronto soccorso e' sempre aperto...".

Torno a casa, disdico i voli e inizio a studiare la cosa. Il male va avanti fino a domenica per poi sparire. Esistono altri trattamenti che prevedono la rimozione dei soli calcoli. Non sono molto in voga perche' ci sono alte probabilita' che i calcoli poi si riformino, prolungando il gioco all'infinito. Soprattutto se nessuno si pone il problema di capire la causa del problema oltre che contenerne i sintomi, cosa che di solito non interessa a nessuno (in medicina e un po' in ogni ambito). Meglio diventare bravi pompieri piuttosto che prevenire gli incendi.

Da quello che leggo la proposta di partire 3 giorni dopo l'intervento per un lungo volo aereo seguito da lunghe tratte in autobus zaino in spalla e' quanto di piu' idiota si possa proporre.
E in generale, sostenere che si possa rimuovere un organo umano senza conseguenze mi pare che la batta pure. Organo funzionante, non vestigiale, presente nella quasi totalita' dei vertebrati (non mammiferi, vertebrati). L'unica spiegazione che ipotizzo, e che ho poi trovato riportata da una singola fonte, e' che per le diete moderne non sia piu' necessaria (e resta invece necessaria per le diete di pesci, uccelli, grandi felini...). Dopo aver letto in dettaglio il giro del fumo, mi convinco che si tratti comunque di un'idiozia, del solito delirio di onnipotenza ottocentesco.
Mi ricorda il famoso "togliere le tonsille" che un tempo era la norma perche' "tanto non servono". O forse perche' non capiamo come "curarle" ma non possiamo ammetterlo e alla lunga si finisce per crederci pure.
A mio parere l'unico motivo per cui oggi il trattamento va per la maggiore (e' forse l'intervento chirurgico piu' comune nel mondo occidentale) e' perche' e' il modo piu' spiccio (e forse lucrativo) per gestire la massa di coglioni che arrivano al pronto soccorso alle 4 di notte lamentandosi. La causa sembra essere principalmente legata alla dieta: ma e' in qualche modo possibile intervenire sulla dieta delle persone? Di fatto no, perche' tutti se ne sbatterebbero dopo 2 settimane. Quindi che fare? Ricoverarli tutti ogni 2 anni? Sperando che nel frattempo un calcolo troppo spigoloso non laceri il coledoco complicando le cose. La mandria e' propensa ad accettare un trattamento che duri mesi? Difficile. No, in ottica industriale, da allevamento di bestiame, la soluzione e' semplice: asportiamo e andiamo avanti. Problema risolto. Se poi queste persone dovranno restare a dieta a vita o, spesso, assumere farmaci e' un problema secondario: sono vivi e possono tornare a guardare il grande fratello e a litigare su Facebook.

Io ho due riferimenti molto forti che sono i sistemi complessi e, secondariamente, l'evoluzionismo. Il corpo umano e' un sistema, non e' fatto di compartimenti stagni. La cosa e' ben nota, anche se fa comodo ignorarlo. Nonostante una caratteristica dei sistemi complessi sia proprio la robustezza questo non significa che non subiscano danni. E le interazioni tra le parti sono spesso indirette, con cicli di feedback complessi, con sviluppi diluiti nel tempo.
Il secondo riferimento mi dice che quell'organo c'e' per un motivo e che e' meglio lasciarlo li' dov'e' (la colecitsi ha due macro-ruoli principali: accumulare la bile prodotta dal fegato eliminando il 90% dell'acqua presente e impedire che la bile finisca nello stomaco quando non c'e' del cibo).

Ho letto recentemente un libro sul microbioma, aspetto fino ad ora largamente ignorato del corpo umano, che potrebbe essere la nuova grande moda del prossimo decennio. Ma nonostante queste macroscopiche omissioni la pretesa/illusione di onniscienza non vacilla. In fondo se avessimo davvero capito tutto non dovrebbero quasi esserci malattie e non dovrebbe esserci nemmeno la necessita' di questi interventi dal sapore medioevale. Sono convinto e spero che tra qualche anno si guardera' indietro a questi interventi, e altri, come oggi si guarda all'elettroshock e alle sanguisughe.

E quindi qui siamo. Mezzo a dieta, in cerca di un medico che sia un medico ma che abbia una visione diversa del mondo. Un po' piu' agile diciamo, meno istituzionale, per valutare altri trattamenti.
Senza sapere bene a chi rivolgermi, con la possibilita' che la prossima colica potrebbe essere peggio (ma anche no), con ancora l'idea di partire (non ho cancellato il volo da Bali a "Gonubalabala").

Insomma, un po' perso, e la rarefazione di meta' agosto non aiuta.


martedì 9 agosto 2016

Milano -7


Non so da dove iniziare.

Sono in delirio preparazione da una settimana, sto praticamente fondendo, facendo, rifacendo e disfando tutto piu' volte al giorno. Fino ad arrivare alla resa e allo sticazzi: quando saro' li' vedremo.
Mano a mano che scopro i pezzi, che capisco davvero dove sto andando.

Non ho voglia di anticipare molto, il mio suggerimento e' di non googolare Gonubalabala (troppo tardi?). Di sicuro posso dire che tra poco parto per l'Indonesia. Indonesia, si', quel paese li' tra la Cina e l'Australia in mezzo a tutti quegli altri che non si capisce dove iniziano o dove finiscono. Ecco, quello.

Ingenuamente ho pensato di andare li' e girare li'. Di noleggiare una moto persino. A Bali, KLX 250. Poi ho scoperto che la bestia e' lunga 5300 km di isolacce, isoline e isolette. Circa 17mila, a seconda di cosa si considera isola e cosa no.

Ma come ci sono finito fin qui? Avete presente quando dite: gia' che vado al Decathlon passo anche al Castorama? Ecco, una cosa cosi'. Perche' io stavo andando da un'altra parte, il piano e' slittato e ho detto: ok, ma qui ad agosto che faccio? Aspetto? E se poi aspetta che ti aspetta poi non vado piu' nemmeno al Decathlon?


E quindi delirio di piani e itinerari (rome2rio.com, flightfox.com), pesando camicie, calze e pile stilo sulla bilancia per capire cosa riesco a portare.

Post spentino, e' che ho passato 2 ore a scegliere i font e ho perso l'ispirazione.

Bhe, il viaggio inizia con un volo delirante, con 5 scali e non ho idea di quante ore (tante...) perche' mi son fatto prendere la mano su kiwi.com e ho fatto un mezzo casino credo. Spero di arrivare senza intoppi almeno. Poi, se non svengo allo sbarco, devo iniziare a correre per la prima settimana per poi cadere in una terribile bonaccia equatoriale tutta da affrontare.

Quindi al momento mi dedico alle cose importanti: la musica da portare.